
Investire le proprie risorse economiche in una startup è la dimostrazione più immediata di credere nel successo di un’idea imprenditoriale.
Probabilmente riuscirai a convincere parenti e amici a sborsare i loro risparmi, ma riuscirai a convincere investitori o enti esterni?
Sia che tu voglia fondare la tua startup, sia che voglia sviluppare un business plan prima o poi saprai bene che è necessario trovare i fondi per finanziare la propria idea imprenditoriale, e molto spesso il capitale proprio non è sufficiente.
Puoi avere l’idea più brillante del mondo, più intraprendente e umanitaria che esista ma se non trovi i fondi per finanziarla, sarà difficile poter ottenere anche il benché minimo risultato.
Non sei d’accordo?
D’altronde conoscere le principali alternative è importante per prendere la decisione migliore in base alle proprie esigenze e necessità. Questa decisione influenzerà il successo o il fallimento della startup: non bisogna prenderla alla leggera.
Di conseguenza, in questo articolo voglio proporti sei modi per poter finanziare la tua attività, l’ultimo di recente sviluppo.
Vediamoli.
1) Finanziamento tradizionale tramite banca
Dopo aver utilizzato i propri risparmi famigliari, se il capitale a disposizione non soddisfa il fabbisogno finanziario iniziale dell’impresa, per ottenere la liquidità necessaria, il neoimprenditore può rivolgersi ad una banca.
Questa è la via tradizionale: è possibile ottenere un credito per avviare l’impresa, dietro presentazione di un progetto solido e di adeguate garanzie (beni, immobili, risparmi). Se non disponi di queste garanzie, è difficile ottenere un finanziamento da un istituto di credito, meglio guardare oltre.
Anche perché sul finanziamento erogato gravano gli interessi passivi, a cui va aggiunto la regolarità con cui il prestito deve essere rimborsato.
Da non dimenticare poi che nella fase di startup iniziale si hanno entrate difficilmente prevedibili, fatto che costituisce un problema per la gestione finanziaria dell’impresa.
2) Microcredito, Contributi a fondo perduto e Finanza agevolata
Se il prestito bancario non rappresenta la soluzione adatta alle tue esigenze, potresti valutare:
Microcredito: Si tratta di piccoli prestiti fino a un tetto massimo di 25/35 mila € erogabili da entri privati che sono all’interno dell’economia sociale o enti statali a livello nazionale o locale che lo utilizzano come una forma di welfare, di aiuto sociale.
Sono a favore di soggetti non bancabili, ossia che non possono accedere al credito in maniera tradizionale. Per avere accesso al microcredito spesso basta un progetto credibile e un business plan, che crei occupazione, strutturi un’azienda o ne sviluppi una già esistente.
Contributi a fondo perduto: È possibile reperire finanziamenti tramite bandi sui siti web del Governo (esempio: Presidenza del Consiglio, Dipartimento per le pari opportunità) e società collegate (Invitalia), Ministeri (Per lo sviluppo economico, Università, Trasporti, Beni culturali, Turismo), Regioni, Camere di Commercio e Associazioni di categoria, Commissione Europea.
Finanza agevolata: sono tutti quegli interventi disposti dal legislatore nazionale, regionale o comunitario, che hanno come obiettivo quello di mettere a disposizione delle imprese strumenti finanziari a condizioni più vantaggiose di quelle di mercato.
Si possono avere interessi più bassi e riduzione del rischio di insolvenza, in caso di fallimento, accedendo ai prestiti bancari tramite fondi di garanzia creati dal Ministero per lo Sviluppo Economico.
Resta ovviamente l’obbligo di restituire una piccola parte di scoperto e il resto è coperto dal fondo. Per maggiori informazioni vedi questo articolo.
Tentare una di queste vie, se decidi di operare in Italia, può essere una buona idea che non comporta grossi rischi e pericoli. Valutala bene.
3) Il popolare Crowdfunding
Negli ultimi anni il Crowdfunding ha fornito agli imprenditori un’alternativa ai prestiti tradizionali.
Considerato il processo di raccolta di fondi per un progetto o prodotto online, il crowdfunding permette ad amici, familiari e sconosciuti di contribuire con somme più piccole per aiutarti a raggiungere il tuo fabbisogno necessario. Il canale presso cui il denaro confluisce è internet.
In cambio, i donatori possono ottenere diverse forme di remunerazione a seconda del tipo di crowdfunding. Tra di essi, i più diffusi e popolari sono:
- Crowdfunding Donation-based: piattaforma cui è consentito fare donazioni per aiutare gli imprenditori a raggiungere uno specifico obiettivo. Il donatore non riceve nulla in cambio. Applicazione di questo tipo è GoFoundMe.
- Crowdfunding Reward-based: piattaforma in cui gli investitori otterranno un piccolo compenso, non per forza monetario, rispetto a quanto investito. Le piattaforme più conosciute di questo tipo sono Kickstarter e Indiegogo.
- Equity crowdfunding: piattaforma in cui gli investitori possono ottenere una percentuale dei risultati futuri, o diventare azionisti della futura società. Un esempio di piattaforma di questo tipo è Fundanna, portale dedicato solamente ai business della cannabis, oppure Crowdcube per investire dove vuoi e quando vuoi.
- Debt crowdfunding: conosciuto anche come peer to peer lending, esso si basa sulla raccolta di fondi necessari ad un business sul prestito che non viene chiesto ad una banca, ma a persone. Quando poi la cifra stabilita viene raggiunta ed il progetto avviato, il prestito deve essere estinto, rendendo indietro il denaro prestato. Esempi di queste piattaforme sono Zopa o Ratesetter, entrambe britanniche.
Il crowdfunding Reward-based può essere adatto nel caso in cui non hai entrate e stai solo cercando di lanciare il tuo prodotto per la prima volta. Molti imprenditori utilizzano questo tipo di crowdfunding per avviare nuovi prodotti e ottenere visibilità.
Se sei interessato ad un progetto non profit allora la soluzione più adatta può essere il crowdfunding Donation-based, in cui i benefattori saranno più propensi a donare parte del loro denaro per finalità sociali, culturali, ambientali, assistenziali e di scopo comune.
L’equity crowdfunding può essere adatto per qualsiasi azienda che vuole rinunciare a parte della società per ricevere il capitale di cui ha bisogno per crescere rapidamente, mentre il Debt crowdfunding è meno rischioso di quest’ultimo e offre rendimenti più prevedibili e relativamente più bassi.
4) IPO, l’offerta pubblica iniziale
L’IPO (Initial Public Offering), o offerta pubblica iniziale, si ha quando una società aumenta il capitale di investimento offrendo le sue azioni al pubblico per la prima volta.
In un’offerta pubblica iniziale, l’emittente, o società che raccoglie il capitale, introduce una società di sottoscrizione o una banca di investimento, per aiutare a determinare il miglior tipo di sicurezza da emettere, offrendo prezzo, quantità di azioni e tempi per l’offerta di mercato.
I passaggi, delineati da Investopedia, prevedono i seguenti step:
- La società assume una banca d’investimento, il cui compito è quello di avviare la sottoscrizione. Quest’ultima permette di raccogliere i capitali dagli investitori per conto della società.
- La società negozia l’accordo con la banca d’investimento. In questa fase vengono definiti i problemi da negoziare, che comprendono quanti soldi vuole una società, quali tipi di titoli saranno emessi e come sarà strutturato l’accordo. La strutturazione può essere un impegno fermo, in cui un sottoscrittore garantisce quanto sarà aumentato, o un accordo di migliori condizioni, in base al quale il sottoscrittore vende titoli, ma non garantisce alla società quanto verrà raccolto.
- La banca d’investimento prepara un accordo di registrazione, che solitamente include dichiarazioni finanziarie, background di gestione, eventuali problemi legali riguardanti e affrontati dalla società e altre informazioni aziendali. L’accordo è depositato presso la Securities Exchange Commission (SEC), che verifica che le informazioni siano corrette, quindi imposta una data in cui le azioni possono essere offerte al pubblico. In Italia la SEC è rappresentata dalla CONSOB.
- Il sottoscrittore rilascia un prospetto iniziale. Tale prospetto contiene la maggior parte delle informazioni sulla società ma non il prezzo dell’offerta o la data effettiva. È durante questa fase che il sottoscrittore cerca di attirare grandi investitori istituzionali.
- La compagnia e il sottoscrittore negoziano il prezzo, che dipende dalla valutazione della SEC e da quali condizioni si sono verificate nel mercato quando si avvicina la data effettiva.
- La banca d’investimento vende i titoli sul mercato azionario. Questo è quando gli investitori raccolgono i soldi.
Le aziende in crescita che cercano di espandere il capitale sono quelle che generalmente utilizzano le offerte pubbliche iniziali, ma anche le grandi società private o le società che vogliono quotarsi in borsa possono farlo.
Questa forma di finanziamento è più adatta a imprese già avviate e con qualche anno di attività. Infatti, poche startup raggiungono questa fase per aumentare il proprio capitale: uno studio del 2016 mostra che per raggiungere l’IPO una società ci mette mediamente 8 anni (vedi fonte), e molte purtroppo falliscono prima.
5) Venture Capital e Business Angel
Negli ultimi anni si è sviluppata una categoria di imprenditori che, ormai esperti in alcuni comparti economici e produttivi, si dedicano al “talent scouting”, e vanno a caccia di idee imprenditoriali innovative e promettenti.
Queste figure devolvono i loro capitali (e la loro esperienza manageriale) finanziando imprese neocostituite e avviandole al successo. Sono definiti Business Angel e Venture Capital.
Esistono però differenze tra i due: il business angel solitamente è un investitore unico che offre proprio denaro, mentre il venture capital rappresenta la società che finanzia startup con soldi di altre persone terze.
I venture capitalist puntano a identificare e finanziare imprenditori che hanno idee con enormi potenzialità di profitto. Raccolgono denaro, offrendo agli investitori la possibilità di prendere parte a un fondo, che viene poi utilizzato per acquistare azioni di una società privata.
La loro attività si concentra nell’erogare finanziamenti per startup oppure dedicarsi a finanziare particolari ambiti tecnologici.
L’investimento di un Venture Capital è caratterizzato da un alto livello di rischio operativo e finanziario, poiché inizialmente non si può sapere con precisione se i finanziamenti per startup erogati genereranno dei guadagni.
Sicuramente per un imprenditore alle prime armi l’entrata in scena di un Business Angel può rappresentare una grande opportunità per svilupparsi, affinare l’idea e provare a crescere.
Non bisogna dimenticare però che l’investitore, in cambio del finanziamento, acquisirà una parte delle quote della società. Si deve quindi essere disponibili a cedere una fetta della propria startup e accettare l’imposizione di alcune decisioni strategiche, come l’inserimento di figure manageriali al vertice della società.
Se non sei disposto a tutto ciò, questa metodologia di finanziamento non fa per te.
6) ICO (Initial Coin Offering)
Secondo Forbes, meno dell’1% delle startup che cercano finanziamenti tradizionali riceve denaro da business angels e solo lo 0,05% riceve finanziamenti di venture capital.
Pertanto chi ha un’idea imprenditoriale dovrebbe valutare anche le ICO (Initial Coin Offering), un nuovo modo di finanziare le startup. Esse si basano sulla formazione di una particolare criptovaluta, detta Token. La Token è considerata il termine di scambio (l’idea imprenditoriale) con gli investitori.
Queste monete possono essere acquistate in un periodo limitato di tempo (qualche settimana), ad un prezzo fissato dai creatori, in cambio di altre criptovalute (di solito Ethereum o Bitcoin). In seguito, i token precreati possono essere facilmente venduti e scambiati con tutte le criptovalute esistenti.
Prima della vendita, viene pubblicato il “white paper”, documento dove vengono presentate tutte le attività che concernono la creazione della nuova impresa.
I vantaggi di questa nuova fonte di finanziamento sono molteplici.
Primo fra tutti, l’ICO avviene all’inizio della vita della startup e quindi è in grado di portare valore finanziario da subito. Essendo non regolamentata, non richiede i tempi e i costi finanziari e burocratici tipicamente legati a una Ipo e non prevede l’imposizione a tassazione.
In aggiunta, le vendite di token sono dirette e gli investitori basano le proprie decisioni sul contenuto dei progetti preparati dalla società stessa. C’è, infine, un maggiore controllo sul capitale raccolto e non ci sono tutti i vincoli del crowdfunding, come le tariffe dei portali e i tempi di rilascio dei fondi.
Come tutte le cose esistono lati negativi: le ICO si riferiscono a progetti non ancora realizzati e senza garanzie di successo. Sono molto rischiosi e richiedono una conoscenza specifica nel settore del Blockchain per essere approcciati: se i risultati dell’azienda in cui si è investito sono positivi, si guadagna, in caso contrario si perde tutto il capitale.
Per maggiori informazioni sull’ICO consiglio la lettura del seguente articolo.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo visto sei fonti di finanziamento utilizzabili al giorno d’oggi per finanziare la tua idea imprenditoriale.
Esplorando tutte le potenziali fonti di capitale ed analizzando le tue esigenze e necessità, puoi trovare il modo migliore per finanziare la tua startup.
Trovare il giusto finanziamento è una decisione aziendale, ma anche una decisione personale.
Indipendentemente dal percorso che intraprendi ora, in futuro, man mano che l’attività cresce puoi sempre avvalerti di più di una di queste fonti.
Buona fortuna.